Recensione di 300: L’alba di un impero

Recensione di 300: L’alba di un impero

300 l'alba di un impero

A 7 anni di distanza da 300, il capitolo originale diretto da Zack Snyder, arriva in sala 300: L’alba di un impero, curioso caso di film che non si configura come prequel né come sequel, ma come sorta di narrazione contemporanea ai fatti raccontati nel primo episodio. Affidata la regia a Noam Murro, Snyder si è dedicato alla sceneggiatura sulla base di un canovaccio fornito dallo stesso Frank Miller, deciso a raccontare un’altra storia ambientata nello stesso identico contesto storico.

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Recensione di 300

Signore e signori, ci troviamo di fronte a quello che non esito a definire un capolavoro visivo.
300, film diretto dall’esordiente Zack Snyder e basato, non sulla vicenda storica della battaglia delle Termopili, ma sulla graphic novel di Frank Miller a tale evento ispirata, è la più clamorosa dimostrazione di cosa è possibile fare con le moderne tecniche digitali.
La storia di Leonida e dei suoi 300 guerrieri spartani, con i quali il re difese la ritirata dell’esercito greco dall’avanzata delle truppe di Serse, credo sia nota a tutti, fa parte dell’immaginario collettivo come esempio massimo di eroismo e sacrificio per la patria.
Sul piano dell’aderenza ai fatti, non essendo una ricostruzione storica, non ci si può aspettare grande realismo, ma sinceramente non se ne sente il minimo bisogno: ciò che si ricorda di questa pagina di storia in fondo è il mito, e quello è reso, a parere di chi scrive, nel miglior modo possibile.

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