Alla base di Silence, nuova opera di Martin Scorsese, c’è un argomento affascinante quanto spinoso: il rapporto con il Trascendente, in particolare la concezione cristiana di un Dio caratterizzato dalla stridente compresenza di un amore universale per le sue creature e l’assordante silenzio alle domande dei credenti, l’inazione totale nei confronti dei loro patimenti. Per parlare di questa insondabilità dei progetti divini, Scorsese recupera – insieme al co-sceneggiatore Jay Cocks – il romanzo storico “Silenzio”, dello scrittore giapponese Shūsaku Endō, che racconta le vicissitudini di due padri gesuiti nel Giappone del XVII secolo, epoca delle persecuzioni subite dai cristiani durante il periodo Tokugawa.