Terminator è un mito assoluto della cinematografia contemporanea. Almeno per quanto concerne i primi due episodi, che sono voci importanti del curriculum di James Cameron e punti di riferimento per il cinema di fantascienza tout court. A questi film è seguita un’altra coppia di episodi cinematografici e una versione televisiva, che hanno espanso l’universo narrativo in cui si combattono Skynet e i Connor ma che hanno anche rappresentato un allontanamento dallo spirito e dalle modalità espressive che avevano saputo imporsi con la protervia di un cyborg in caccia. Terminator Genisys è un esperimento totalmente altro, la vulgata di un mito cinematografico che ha il chiaro intento di rendersi digeribile a tutti, inseguendo – di fatto – le modalità espressive dei film Marvel. Laddove i primiTerminator avvincevano per l’estrema “serietà” di quanto messo sullo schermo, in un continuo inseguimento in cui a farla da padrone era l’ansia per l’impossibilità di arrestare la meccanica ferocia del Terminator (T-800 o T-1000 che fosse), in Genisys la volontà è quella di sciacquare l’azione nello humour, stemperando i toni di un racconto che si fa molto meno claustrofobico.