AD ASTRA: LA RECENSIONE

L’universo fisico e quello interiore. Non potrebbero esserci contesti più distanti, eppure guardare le stelle induce sempre nell’essere umano una riflessione su se stesso e sullo spazio dai confini insondabili.

Per Roy McBride (Brad Pitt), protagonista di Ad Astra di James Gray, è il rapporto con il padre Clifford (Tommy Lee Jones) il punto fisso intorno al quale ruota tutta la vita. Partito per una missione leggendaria, il progetto Lima destinato a uscire dai confini dell’eliosfera per indagare l’universo senza alcuna interferenza prodotta dalla nostra stella, Clifford non ha mai più fatto ritorno né trasmesso nulla, facendo perdere le proprie tracce nei pressi di Nettuno.

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Recensione di Prometheus

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Nel 1979 Ridley Scott ha settato degli standard di un genere, che fonde la fantascienza con l’horror per esprimere in qualche modo la paura dell’ignoto atavicamente radicata nel genere umano. Con Prometheus il regista britannico torna a far riferimento a quella paura, declinandola nel suo corrispettivo gnoseologico: la volontà di conoscere, di scoprire e di avvicinarsi alle risposte che da sempre l’uomo cerca: chi siamo? Da dove veniamo? Queste le premesse teoriche di un film che, seppur incapace di inserirsi pienamente nella serie di Alien, di cui rappresenta una sorta di prequel/spin-off ambientato decenni dopo l’originale, non manca di spunti di riflessione legati ad esso indirettamente, ponendo in autonomia le basi di una ricerca che, possiamo dirlo senza sorprendere nessuno, non porta ad alcun risultato certo.

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