DON’T WORRY: LA RECENSIONE

He won’t get far on foot: prosegue così il titolo dell’autobiografia di John Callahan (1951-2010), dalla quale Gus Van Sant ha tratto l’omonimo film. Callahan, affermato vignettista satirico, è indubbiamente un personaggio che ben si presta a diventare protagonista di un racconto di dannazione, crescita e redenzione: orfano e con problemi di alcolismo fin dall’adolescenza, a 21 anni è vittima di un incidente stradale che lo rende tetraplegico.

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LA FORESTA DEI SOGNI: LA RECENSIONE

Aokigahara (“Mare di alberi”) è una fitta foresta alle pendici del monte Fuji, nota, ancor più che per la sua bellezza, per essere il luogo in Giappone con il più alto numero di suicidi. Questa premessa, al di là delle speculazioni socio-antropologiche che porta con sé, ben si presta a essere inserita in un film il cui genere si potrebbe presumere essere l’horror. Sebbene esistano effettivamente due produzioni di genere su Aokigahara, Gus Van Sant per il suo La foresta dei sogni ha scelto un’interpretazione diametralmente opposta: il mare verde, la natura incontaminata e imparziale rispetto ai destini dell’uomo si pone come luogo di riflessione sulla vita che, se può indurre alcuni a ritenere compiuto il proprio percorso, può portare altri a trovare nuovi stimoli e la forza per continuarlo.

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