Cafè Society e La La Land: storie d’amore fra cinema e jazz

Non è passato troppo tempo dall’uscita di Cafè Society di Woody Allen, ed ecco che il binomio cinema e jazz torna a far sognare gli spettatori grazie al talento di Damien Chazelle e al suo La La Land. Due film che hanno in comune temi e alcune riflessioni, seppure sviluppati in forma ben diversa.

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CAFE’ SOCIETY: LA RECENSIONE

Gli anni Trenta in America. Cinema e locali notturni, Los Angeles e New York, amori effimeri e amori eterni. Sono tante le contrapposizioni di fronte al giovane Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg), newyorkese a cui il Bronx ha cominciato a stare stretto e che ha cercato fortuna a Hollywood, dove lo zio Phil (Steve Carrell) è uno dei più noti e potenti agenti in circolazione. Bobby riesce a trarre il massimo dall’opportunità, soprattutto grazie agli incontri con Vonnie (Kristen Stewart), di cui il giovane si innamora perdutamente, e la coppia Rad (Parker Posey) e Steve (Paul Schneider), agente di modelle e produttore che lo prenderanno in simpatia e lo aiuteranno. Se la storia d’amore con Vonnie procede, lenta ma inesorabile, Bobby sente forte il richiamo del suo luogo d’origine. Vorrebbe tornare a New York con Vonnie ma la decisione è resa estremamente ardua da uno sconvolgente segreto che turberà gli equilibri della coppia e non solo. Tornato a New York, Bobby si lancia nel business dei locali notturni, divenendo presto un’autorità per la bella vita newyorchese. Ma qualcosa gli impedisce di godere della sua felicità.

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HARDCORE! DAY – IL DIALOGO FRA CINEMA E VIDEOGIOCHI

L’uscita di Hardcore! nelle sale ha generato un fitto dibattito su un film il cui valore trascende l’aspetto puramente cinematografico e si pone su un piano più genericamente culturale, tributando un omaggio su grande schermo al videogioco. Il 2 aprile, presso il Vigamus di Roma, si è tenuta una prima tavola rotonda con il prof. Fabrizio Natalini, docente di storia del cinema; Marco Lucio Papaleo, caporedattore cinema di Everyeye.it e Marcello Paolillo di Gamesvillage.it, moderati dal padrone di casa Marco Accordi Rickards. Ovviamente il primo aspetto evidenziato, del quale si è chiesto conto al prof. Natalini, è la prospettiva in soggettiva con la quale il film è stato girato. Da confesso profano del mondo dei videogiochi, il professore ha affrontato il tema da un punto di vista storico, riconoscendo come in realtà tale soluzione non sia innovativa in sé – già negli anni ’40 in effetti si ricordano esperimenti sul tema – ma che trova una sua ragion d’essere nel film come parte di una sorta di manifesto culturale della generazione Y, cosi com’è al tempo Lola corre lo era stato della generazione X.

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ANTROPOCINEMA: L’OCCHIO DEL CINEMA PUNTATO SULL’UOMO

Doverosa premessa: Andrea Guglielmino è un amico e collaboratore di Four Magazine. È giusto che questo sia esplicitato per correttezza nei confronti dei lettori, ma anche per riconfermare che quanto leggerete su “Antropocinema”, il suo nuovo libro, non è uno spot o un favore fatto ad un amico: per la stima che abbiamo di voi e di lui, se il volume non fosse stato meritevole d’attenzione, semplicemente non l’avremmo recensito.

Antropocinema1In quanti ambiti e in quante discipline si è cercato di inserire il cinema come campo d’indagine…L’arte nel suo complesso – e indubbiamente il cinema sa essere arte – dice tanto dell’uomo, del periodo in cui è creata, del contesto culturale in cui gli artisti hanno vissuto e operato. Guglielmino, in un saggio agile e divertente, ci racconta in che modo il cinema, e in particolare il cinema di genere, può essere di supporto all’antropologia, approcciando i film con un metodo comparativo che, nell’evidenziare le differenze e somiglianze fra le varie versioni di uno stesso racconto o le sue evoluzioni in termini di sequel, prequel, spin-off e quant’altro, ci racconta qualcosa di noi e di come nel tempo ci siamo evoluti…se in meglio o in peggio l’autore non lo dice!

 

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http://www.fourzine.it/2015/07/antropocinema-locchio-del-cinema-puntato-sulluomo/16307

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