IL CORRIERE – THE MULE: LA RECENSIONE

«Alla sua età può permettersi di non avere filtri» «Pensavo di non averne mai avuti»: in questo scambio di battute fra l’Agente Bates (Bradley Cooper) e l’ex floricoltore e neo-corriere del Cartello Earl Stone (Clint Eastwood) è possibile ritrovare il modo in cui il pubblico si è abituato ad approcciare il cinema della maturità di Eastwood. E Clint, forse, è sempre stato ciò che oggi gli si riconosce: un regista capace di emozionare senza filtrare il proprio pensiero, senza fare ricorso al politically correct che impedisce di arrivare al nocciolo dei problemi; esprimendo una sensibilità profonda ma non sbandierata, densa e vera come il suo racconto dell’America di provincia.

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SULLY: LA RECENSIONE

Il 15 gennaio 2009 New York visse un miracolo, unico nella storia dell’aviazione civile: l’airbus A320 in servizio per il volo US Airways 1549, pilotato dal comandante Chesley Sullenberger, riuscì in un ammaraggio d’emergenza sul fiume Hudson senza che nessuna delle 155 persone a bordo perdesse la vita. Quindici anni dopo Clint Eastwood dirige l’adattamento cinematografico dell’autobiografia di Chesley “Sully” Sullenberg, celebrando l’evento che stupì e commosse una città e una Nazione piuttosto restia a credere nei miracoli da otto anni a quella parte.

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Recensione di Di nuovo in gioco

Di-nuovo-in-gioco

Tanti i temi trattati nella pellicola film di Robert Lorenz che vede il ritorno sulle scene in veste di attore di Clint Eastwood, a dispetto della decisione di non apparire più dopo Gran Torino. L’amore padre-figlia, l’importanza dell’affermazione personale, il valore della professionalità contro l’ausilio della tecnologia, oltre al topos classico dei film americani sullo sport, ovvero la caduta e la risalita uniti alla convinzione che ognuno possa avere la sua opportunità.

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Recensione di J. Edgar

J. EDGAR

F.B.I. è un acronimo il cui significato è noto a tutti. Lo stesso cinema, come la televisione, si è fatto carico di diffonderne il mito nel bene e nel male, rendendolo un’istituzione che ha contribuito non poco alla costruzione di una certa idea degli Stati Uniti e dei loro standard di sicurezza. John Edgar Hoover è stato l’anima e il direttore dell’FBI per decadi: entrato nel bureau sotto Coolidge, ne restò a capo fino alla morte, avvenuta 48 anni e 8 Presidenti dopo, diventando una delle figure di riferimento della storia organizzativa e politica degli Stati Uniti del ‘900. Clint Eastwood si focalizza su questo controverso personaggio, costruendo un biopic molto interessante e capace di dare espressione alle mille sfaccettature che compongono la complessità di un individuo. Il ritratto che emerge è tutt’altro che agiografico: J. Edgar viene svelato, tramite un montaggio che alterna sequenze riferibili a diverse fasi della sua vita, tanto nella sua figura pubblica quanto in quella privata, affrontandone le criticità senza edulcorarle.

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Recensione di Hereafter

hereafter

Una potente ricostruzione dello tsunami che ha colpito le coste del sud-est asiatico nel 2004 fa da introduzione alla nuova fatica cinematografica di Clint Eastwood, che con Hereafter si propone di raccontare la solitudine e il senso di abbandono, ma anche le speranze, di quanti hanno perso una persona amata e non intendono rassegnarsi all’ineluttabile.

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Recensione di Gran Torino

gran torino

 

Walt Kowalski è un reduce della guerra di Corea, chiuso verso il mondo esterno, esacerbato dalle ombre del passato, razzista e incapace di instaurare rapporti con gli altri, e in particolare con la propria irrispettosa progenie. Il trasferimento di una famiglia coreana nella casa accanto alla sua innesca una serie di avvenimenti che porteranno il vecchio Walt a confrontarsi con persone istintivamente disprezzate, salvo poi scoprire di avere forse più cose in comune con costoro che con i suoi stessi figli e nipoti.

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Recensione di Flags of Our Fathers

Il binomio Eastwood – Haggis, per l’occasione con l’appoggio in produzione di Spielberg, torna sullo schermo con un film molto atteso, che molti ipotizzano possa fare incetta di premi alla serata degli Oscar.
Premessa indispensabile è chiarire un punto: Clint Eastwood è uno dei miei registi preferiti e ho adorato Crash di Paul Haggis. Posto questo, Flags of our fathers è un bel film, ma non è nella mia opinione all’altezza di altri titoli dei due artisti di cui sopra.
La storia si svolge su diversi piani temporali, presentandoci la battaglia per la conquista di Iwo Jima durante la seconda guerra mondiale, il periodo immediatamente successivo, quando i protagonisti della presa dell’isola partono “in tournee” per gli Stati Uniti al fine di promuovere l’acquisto dei buoni di guerra, indispensabili per sostenere lo sforzo bellico, e infine i giorni nostri, con il figlio di uno dei protagonisti che ricostruisce gli eventi intervistando i testimoni ancora vivi.

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