La figura di Friedkin e l’importanza delle sue opere sono l’oggetto di Friedkin Uncut – Un diavolo di regista, documentario di Francesco Zippel, che nell’arco di 107 minuti costruiscono una narrazione che parte da L’Esorcista per tornare alle origini della famiglia Friedkin, per poi ripercorrere la carriera del regista fino al 2017.
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A QUIET PLACE: LA RECENSIONE
John Krasinski dirige e interpreta, insieme alla moglie Emily Blunt, A Quiet Place – Un posto tranquillo un horror dalla storia semplice e lineare, reso avvincente e coinvolgente dall’estremizzazione di uno dei topos principali del genere: mantere il silenzio per non essere scoperti.
Evelyn (Emily Blunt) e Lee (John Krasinski), insieme ai tre figli Marcus (Noah Jupe), Regan (Millie Simmonds) e Beau (Cade Woodward) sono fra i sopravvissuti a quella che sembra essere un’invasione aliena profondamente ostile. La coppia vive in una zona di provincia, in un contesto in cui la minaccia è mortale, ma diventa concreta solo nel momento in cui si fa rumore.
LIFE – NON OLTREPASSARE IL LIMITE: LA RECENSIONE
Siamo soli nell’universo? È possibile che ci sia vita al di fuori del pianeta Terra? Avremo mai modo di interagire con forme di vita aliena? Sono queste le domande che da sempre accompagnano chi guarda alle stelle e che sono diventate sempre più pregnanti, mano a mano che si è andata approfondendo la nostra conoscenza dello spazio. Life – Non oltrepassare il limite è un thriller/horror fantascientifico, che cerca di dare una risposta tutt’altro che positiva ai nostri quesiti, ipotizzando la scoperta di una forma di vita marziana, recuperata da una sonda in un campione inviato alla stazione spaziale internazionale.
BLOODBORNE – HANDS ON
Atteso, posticipato, bramato da tanti come successore spirituale della saga di Dark Souls, Bloodborne sembra avviato sulla strada del successo assicurato. Abbiamo avuto la fortuna di provare, nella sede romana di Sony Computer Entertainment, una versione non definitiva del gioco, esplorando la primissima parte del titolo fino allo scontro con il primo boss di livello.
Il fatto che la versione sperimentata non fosse ottimizzata implica la possibilità che alcune delle cose che andremo a dire subiranno qualche modifica, ma il feeling che il gioco ci ha trasmesso, lo diciamo subito, è assolutamente positiva.
Andando con ordine, il gioco è introdotto da una fase di costruzione del personaggio in linea con quanto ci si potrebbe aspettare da un titolo del genere, con un editor che, oltre alle canoniche impostazioni fisiche, include anche una divertente possibilità di scelta sul “background culturale” del nostro avatar, con opzioni varie che spaziano da “infanzia traumatica” a “nobile” con tutte le sfumature intermedie che potete ipotizzare.
Recensione di Silent Hill: Revelation 3D
Heather Mason ha cambiato ancora scuola, ma è consapevole che anche questa non sarà l’ultima. La sua è una vita fatta di continui spostamenti insieme al padre Harry, con il quale è in fuga da un passato fatto di orrori inimmaginabili.
Heather non è altro che la nuova identità di Sharon, la bambina protagonista del primo Silent Hill, qui quasi diciottenne. Nonostante i tentativi del padre di metterla al sicuro, il legame con la cittadina e con gli orrori che la abitano continua ad attirarla verso il proprio passato attraverso incubi dall’esasperante realismo. In seguito al rapimento di Harry da parte dei fanatici abitanti di Silent Hill, Heather si trova a dover far ritorno al luogo in cui ha avuto origine la tenebra che avvolge la sua storia.
Recensione di Silent Hill
Videogiochi e horror sono concetti che si rapportano facilmente, e se all’equazione si aggiunge cinema sicuramente si otterrebbe un risultato: Resident Evil. Ma come ogni equazione, anche qui cambiando una variabile il risultato non può che essere differente. Se a Capcom sostituiamo Konami, allora stiamo parlando dell’adattamento cinematografico di Silent Hill, survival horror che, rispetto al capolavoro Capcom, costruisce le proprie zone di inquietudine ricorrendo al paranormale e all’occulto anziché a zombie e mutazioni genetiche.
Recensione di Resident Evil: Retribution
Creare un videogioco e realizzare un film sono due cose molto diverse, che implicano competenze, modalità di fruizione, approcci differenti. Ad oggi sono pochi i film che hanno saputo essere buone trasposizioni di videogiochi, sono più i videogiochi riveelatisi in grado di trasporre i film da cui derivano, delineando un rapporto fra media potenzialmente esplosivo, ma che non ha ancora trovato una formula universale per non esplodere in mano ai realizzatori. La serie di Resident Evil è un brand in cerca della propria identità: distaccatasi fin dall’inizio dal videogioco, la versione cinematografica ha puntato tutto sul personaggio di Alice (Milla Jovovich), creata ad hoc per diventare protagonista di una narrazione sci-fi/action/horror i cui riferimenti al gioco sono concreti solo nel secondo capitolo. Sul grande schermo la serie è giunta oggi al quinto episodio, tornando nelle mani di Paul W.S. Anderson, che ne aveva diretto il primo e il quarto adattamento.
Recensione di Smile
Ovvero, un horror da ridere… Partendo dal tòpos dell’oggetto maledetto che porta sventure ai malcapitati che ne vengono in possesso, Francesco Gasperoni realizza Smile, il racconto delle avventure di un gruppo di amici in vacanza nei boschi dell’Atlante, in Marocco.
Continua su: http://www.silenzio-in-sala.com/recensione-smile.html
Recensione di Visions
Un’idea potenzialmente interessante e degli effetti speciali sopra la media delle produzioni italiane sono i punti a favore del thriller affidato a Luigi Cecinelli, che purtroppo non rimane all’altezza delle aspettative che suscita. Ispirato in maniera evidente alla serie di Saw, a Spiderdi Cronenberg – dal quale trae il nome per il killer protagonista – e ricco di rimandi a tutto il filone dei thriller psicologici venati di elementi horror, Visions affronta la caccia al serial killer ricorrendo all’espediente dei poteri paranormali.